venerdì 11 novembre 2011

icone mignon o iconografo petit?

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Sapevate che quando un blogger prepara un post prima assembla la bozza?
In un secondo momento, che può durare la frazione di un istante o lunghi mesi di riflessione,  la bozza viene pubblicata e diventa il post che tutti possono leggere.

Questa bozza è stata congelata per quasi un anno, avevo delle remore nel postarla perché, anche se il mio blog è un po' irriverente, questo intervento mi sembrava troppo sopra le righe.
Ora ho deciso di mostrarvela in quanto si è rivelata testimonianza empirica di un fallimento che io interpreto come un buon segno.

Si tratta di un'esperienza banale ma pur sempre vera, leggete:

BOZZA del 9/11/2010

"Giorni fa ho preparato una decina di tavolette piccole, quelle che io chiamo in modo irrispettoso icone mignon; in effetti le icone portatili affondano le loro radici nella storia dell'iconografia bizantina, destinate al culto personale erano di facile trasporto anche durante i viaggi dei pellegrini devoti.







Non credo che ci siano oggi tanti cattolici che viaggiano con la propria icona, forse qualche ortodosso, anche se con i controlli aerei così fiscali, non è facile spostarsi con simili oggetti devozionali.

In ogni caso a me il problema si pone in altri termini: perchè preparare dieci icone così piccole?
Perché è più facile venderle! ...sì, lo so, suona male, non l'ho mai fatto prima d'ora, sempre metto in primo piano il modello che rappresento, lo stimolo che mi da eseguirlo, sia spiritualmente che artisticamente, per questo difficilmente riproduco la stessa icona se non obbligata da incarichi pressanti.
Non mi sono convertita anche io al business delle icone facili ma mi avvilisce mostrare a gente normale, che vuole acquistare un'immagine da regalare ad un amico, delle belle icone a prezzi inaccessibili.
Così ho deciso, senza rinunciare alla qualità, e neppure buttandomi sul lavoro a catena, d'impostare dieci modelli diversi che possano entrare anche nelle case di persone meno abbienti, perché questo è un dilemma irrisolto per chi frequenta l'ambiente: 
perché le icone costano così tanto
 e gli iconografi sono così poveri? "

Banale vero?
Capite la mia riluttanza nel pubblicarlo, cos'è cambiato, perché lo state leggendo?
Perché ho toccato con mano l'impossibilità di dipingere in serie, ogni icona anche se piccola ha una dignità intrinseca che merita rispetto, e per rispetto intendo: tempo di qualità dedicato esclusivamente a quel soggetto.
E possibile portarne avanti più di una ma, arrivati al dunque (schiarimenti, rifiniture e soprattutto incarnato e sguardi) non è più l'iconografo che segue l'icona ma l'icona che modella l'iconografo, migliorandolo, cambiandolo, grazie al rapporto sincero con Colui il quale può fare miracoli anche con così poca cosa, e non mi riferisco alle icone mignon, quanto piuttosto all'iconografo petit.




7 commenti:

  1. buonasera,seguo spesso il suo blog,e concordo con tutto quello che a detto e anch'io mi chiedo ( ma non essendo un iconografo forse parlo a vanvera ) ma perché le icone costano così tanto
    e gli iconografi sono così poveri? grazie. piero.

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  2. Il costo delle icone e la vita modesta degli iconografi è un dato di fatto, il motivo è abbastanza semplice: per realizzare un'icona fatta bene occorre molto tempo, è una delle prime cose che nota chiunque frequenti un corso d'iconografia; quanti passaggi ci sono dietro una semplice immagine: gessatura, doratura, colori, forme, assist... senza contare lo studio del modello.
    Non conosco nessun iconografo che fatturi le ore effettive di lavoro altrimenti i prezzi sarebbero stratosferici.
    In sintesi, se impieghi un mese a realizzare un'icona che venderai per 800 euro, chi la compra sborsa un sacco di soldi, mentre tu avrai guadagnato meno di quanto possa prendere un operaio non qualificato,senza contare che le icone non si vendono come il pane.
    L'unica cosa che spinge un iconografo ad essere iconografo è la passione, non ci sono margini di guadagno, te lo assicuro!!!
    Grazie per seguirmi, a presto!

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  3. proprio vero è sola passione,e voglia di fare bene:) ciao rosella!

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  4. Ciao Rossella, felice di sentirti, o meglio leggerti. Ottimo spunto il post, argomentazione spinosa?

    Nella riflessione, mi aiuto, con le parole del vangelo di questa domenica. "TALENTO"

    Degli anni del mio cammino nella scrittura delle icone, molte cose sono cambiate, sono cresciuto, nella tecnica ma sopratutto nella spiritualità. Sassi per la strada ne ho tolti.

    Spero di non essere lo stolto, che con il suo peccato di omissione, sotterra il proprio talento spirituale, che non aiuta nessuno a crescere.

    Nello specifico, ad ogni mia icona, dedico il tempo necessario, sia che sarà mia personale o che dovrà appartenere ad altra persona.

    Spero, che una volta abbandonato l'iconografo, la stessa sveglierà il "talento" di chi la contempla e si rivolge in preghiera.

    Allora della mia povertà materiale, poco importa, mi fortifica la grande ricchezza spirituale, mia vità e vera gioia.

    Un abbraccio Antonio

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  5. Grazie, Antonio, sono pienamente d'accordo con te.
    Quello che ci spinge ad essere iconografi è un dono che ci è stato dato, un carisma, un talento, che va coltivato,va fatto fruttificare, e soprattutto va reso al Signore che ce l'ha affidato per il bene dei fratelli.
    Un abbraccio!!!

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  6. niente di più vero!!! anch'io ho provato a scrivere un'icona per venderla, ma non mi riusciva bene ed ho capito che "l'icona non ci sta a certe idee"!!!

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  7. Ciao Annafranca, hai ragione, le icone migliori sono quelle che uno dipinge disinteressatamente, purtroppo se sei un iconografo, devi mettere in conto anche l'aspetto economico, l'importante è che quest'ultimo non prenda MAI E POI MAI il sopravvento.
    Un abbraccio, grazie per scrivere!!!

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